È una complicanza che può insorgere durante la gravidanza, generalmente nel terzo trimestre con un’incidenza dell’1-2 %.

CAUSE E SINTOMI

I fattori che sembrano causare la colestasi sono:

  • Ormonali, legati all’incremento di estrogeni e progesterone nel corpo soprattutto verso la fine della gravidanza.
  • Genetici, per cui alcune donne sono più predisposte rispetto ad altre soprattutto se c’è famigliarità.
  • Ambientali, per cui si manifesta più spesso in alcune aree geografiche e soprattutto nei mesi invernali.
  • Dieta, alcuni studi dimostrano che le donne con carenza di selenio hanno maggiore possibilità di sviluppare la patologia.
  • Pregressa patologia epatica, per cui in gravidanza aumenta il rischio di colestasi.

Fisiologicamente la nostra cistifellea ospita i sali biliari prodotti dal fegato che successivamente vengono immessi nel tratto digestivo per poi essere eliminati.

Durante la colestasi gravidica invece si ha un’alterazione nella secrezione e flusso della bile, per cui i sali biliari si accumulano nel fegato e contaminano la circolazione sanguigna, finendo per depositarsi sotto la pelle dando vita al sintomo principale della colestasi, cioè il prurito.

Il prurito da colestasi gravidica generalmente inizia dal palmo delle mani e dalla pianta dei piedi, per poi generalizzarsi a tutto il corpo. La donna avverte un prurito così forte da provocarsi ferite da grattamento. Per diagnosticare la colestasi bisogna effettuare degli esami del sangue specifici, come il dosaggio degli acidi biliari, della bilirubina, della fosfatasi alcalina e delle transaminasi. Al prurito possono associarsi anche urine scure, feci chiare e ittero.

Diverso è il prurito fisiologico che si ha in gravidanza che è lieve e localizzato a zone sottoposte a maggiore tensione, come addome, cosce e fianchi.

DIAGNOSI E TERAPIA

È importante diagnosticare tempestivamente la patologia per evitare importanti complicazioni mamma-feto, che possono essere anche fatali.

Una volta diagnosticata la colestasi, vengono eseguiti controlli ematici ed ecografici maggiori per accertarsi dello stato di salute fetale.

La terapia di prima scelta consiste nell’assunzione per via orale dell’acido ursodesossicolico (UDCA) che ha lo scopo di migliore il flusso biliare ed evitare la citotossicità degli acidi biliari in circolo.

Dal punto di vista dell’alimentazione, è importante adottare una dieta a basso contenuto in grassi, con cotture molto semplici.

Se non si ha un miglioramento della sintomatologia e una riduzione degli acidi biliari in circolo è necessario indurre il parto.  Generalmente, la colestasi gravidica va incontro ad una regressione spontanea dopo 2-3 settimane dal parto.

Lascia un commento